Il Disastro di Molare

CAPITOLO 1. La Diga Principale

Nel periodo compreso tra il 1895 ed il 1899 il Prof. Ing. LUIGI ZUNINI del Sassello (prov. SV), rettore del Politecnico di Milano dal 1922 al 1926, pubblicò una serie di progetti di fattibilità per lo sfruttamento idroelettrico delle acque dell'Alta Valle Orba (zona Sassello - Urbe). Inizialmente, i primi progetti prevedevano l'utilizzo di tali acque a solo scopo idropotabile. Ciò innescò una serie di furibonde polemiche nella valle anche in considerazione del fatto che l'utilizzo idropotabile era ad esclusivo beneficio della Liguria. Venne quindi costituito un consorzio per la tutela dei diritti dei comuni della Valle Orba tra cui Molare e Ovada il cui sindaco, il Sig. Matteo Pesce , capeggiò la protesta. Di fronte all'opposizione del consorzio (il quale istituì anche in comitato di vigilanza) l'Ing. Zunini, amministratore della Società Forze Idrauliche della Liguria, produsse una serie di nuovi progetti che contemplavano la produzione idroelettrica a favore dei "facinorosi" comuni oltre che l'utilizzo potabile a favore della Liguria. Tra questi progetti comparì per la prima volta nel 1898 la Diga di Bric Zerbino da realizzarsi in Loc. Ortiglieto (Comune di Molare) ed alta circa 33 m.

Diga di Bric ZerbinoDiga di Bric ZerbinoQuesto "tiro e molla" tra lo Zunini e le autorità territoriale della valle proseguì per alcuni anni sino a quando, nel 1912, venne ottenuta una prima concessione giustificata non più dalla necessità idropotabile ligure bensì dalla richiesta di elettricità per la linea ferroviaria Ovada-Acqui Terme. Questa concessione fu però successivamente decaduta per "ragioni fiscali-burocratiche". Quest'ultime altro non costituivano che l'inadempienza della Società Forze Idrauliche della Liguria rispetto a due convenzioni stipulate con Molare e che riguardava l'uso in parte gratuito di energia elettrica e la realizzazione della strada per Olbicella. Essa avrebbe costituito un'importante via di comunicazione tra il paese e Rossiglione grazie all'attraversamento del Torrente Orba in corrispondenza della Diga.

Questa convenzione fu ragione di continui attriti tra l'amministrazione Comunale e la società. La controversia si concentrava sull'edificazione del ponte di Frazione Madonna delle Rocche che avrebbe consentito l'attraversamento di un affluente del Torrente Orba: il Rio Amione. Questa situazione di stallo portò in pochi mesi alla revoca della concessione alla società fondata dallo Zunini ed all'immediato subentro delle Officine Elettriche Genovesi (O.E.G.) le quali considerarono nulli i precedenti accordi tra le parti. L'Ing. Zunini non fu in estromesso dal progetto in quanto egli era nel consiglio di amministrazione delle O.E.G. e dal 1915 al 1918 ne sarebbe stato presidente. Con questa mossa lo Zunini avrebbe avuto ingenti capitali a disposizione per la realizzazione dell’opera in quanto le O.E.G. facevano parte del “Gruppo Negri” (la futura C.I.E.L.I.) ovvero una delle principali controllate del colosso europeo Edison di Giacinto Motta.

Nel frattempo vennero apportate modifiche sostanziali al progetto iniziale dell'invaso e già nel 1916 venne presentata una nuova domanda di concessione relativa ad un nuovo progetto che prevedeva un sensibile incremento dell'invaso (da 8 si passò a 18 milioni di metri cubi) pur mantenendo sostanzialmente inalterate l'ubicazione e la disposizione degli elementi progettuali originali. La derivazione d'acqua iniziale prevista di circa 1,300 mc/sec di acqua passò a 24 mc/sec con una potenza nominale di 24.000 Hp (contro gli iniziali 1.589 Hp previsti come forza motrice). Tale incremento risultò possibile aumentando l'altezza dello sbarramento di 14 m (47 m complessivi) pur rimanendo invariati gli altri parametri ed in particolare spessore e curvatura. La capacità di scarico dell'opera era complessivamente di 855 mc/sec. Questo nuovo progetto fu redatto dall'Ing. VITTORIO GIANFRANCESCHI, noto in Lombardia nel campo dell'idroelettrica ed in quello della trazione elettrica ferroviaria (e nel "Jet set" milanese come grande intenditore di musica e grandissimo amico del compositore Pietro Mascagni), a cui venne affidata anche la direzione dei lavori coadiuvato da tal Sig. Magnocavallo e con la supervisione dello stesso Ing. Zunini. Come è facile prevedere durante il primo periodo i lavori furono fortemente ostacolati da gravi difficoltà economiche e di reperimento di manodopera e materie prime a causa dello scoppio del primo conflitto mondiale. Già a partire del 1922 e nel successivo biennio le operazioni procedettero spedite anche grazie alla nuova direzione generale assunta dalle O.E.G., in capo al Presidente del Consiglio di Amministrazione Ing. Tito Gonzales (socio e amico di Giacinto Motta).

Nel Gennaio 1925 l'impianto di Molare entrò in funzione anche se fu effettivamente ultimato nei primi mesi dell'anno successivo. Vengono riportati quì di seguito alcuni dati tecnici dell'opera configurata come diga a gravità ad andamento planoaltimetrico ad arco di cerchio (raggio circa 200 m): quota di massimo invaso 322 m s.l.m. quota coronamento 324,7 m s.l.m. altezza massima sul livello di magra circa 47 m n° 12 scaricatori superficiali o sifoni in cemento armato con portata complessiva di 500 mc/sec ad innesco automatico (sistema Heyn) e sezione rettangolare 2 x 3 m. L'innesco automatico avveniva a gruppi di 3 allorquando i livello superava quota 322 m; sfioratore di superficie a stramazzo in sponda destra (capacità 150 mc/sec ); scaricatore di fondo costiuito da un tubo di lamiera di ferro (diam. 1.80 m) posizionato nel centro della diga alla quota di 280 m e munito di valvola a farfalla (capacità 55 mc/sec); scaricatore semiprofondo con valvola a campana (quota 295.50 m) con portata di 150 mc/sec.

Capitolo 2: La Diga Secondaria

Note a margine:

Presso l'archivio dell'Accademia Urbense di Ovada sono consultabili i primi due progetti dell'Ing. Zunini risalenti al 1896 (copia originale) ed al 1899. La lettura di tali elaborati risulta esaustiva per comprendere "lo spirito pionieristico" su cui si fondò l'opera. Cito testualmente due brani tratti dal progetto del 1899 che risultano molto indicativi: "Quantunque la valle sia pressochè deserta fino a Molare, ed anche là dove cominciano gli abitati, si mantenga profondamente incassata, in modo che nessun gruppo importante di abitazioni potrebbe essere toccato da qualsiasi enorme fiumara che si scaricasse per l'alveo, è indubitato che deve essere eliminata fin anche la più remota possibilità che la diga di ritenuta possa cedere o franare parzialmente" Evidentemente le Loc. Castelloncielo (300 mt a valle della diga), Loc. Marciazza ed Isole ed ancora Loc. Ghiaie e Mulino per limitarci al tratto sino a Molare non vennero considerate dall'Ing. Zunini "gruppo importante di abitazioni". Ed ancora: "Sicurezza assoluta offerta dalla diga progettata - Trattandosi di un progetto di massima, mi sarebbe stato senz'altro concesso di presentare per la diga uno studio ben meno particolareggiato di quello che ho creduto conveniente di fare. Effettivamente mi è parso che la fiducia colla quale le popolazioni sottostanti devono accogliere la costruzione di tale opera, ha da essere così illimitata che nessuna, per quanto grande fatica possa dirsi male spesa per stabilire quella fiducia sopra basi incrollabili. Lo studio diffusamente esposto in queste pagine deve dimostrare come nessun particolare è stato trascurato, e che mai un'opera di costruzione potrà trovarsi in condizione di sicurezza migliori; sicurezza che nessuna causa, per quanto difficilmente prevedibile, potrà venire a menomare." Ad onor del vero occorre sottolineare che i due progetti del 1899 e 1896 facevano riferimento ad una quota massima dell'invaso pari a 313 m quota che consentiva l'allagamenti di una minima area coltivata a monte dello sbarramento. Inoltre la grande sicurezza del progettista si fondava anche sulle considerazioni dedotte dall'allegato "Relazione sulle condizioni geologiche" del geologo che sono diffusamente commentate nella pagina dedicata al Lago. Infine occorre soffermarci brevemente sulla famosa "Valvola a Campana" Tipo VERRINA. Nel 1924 le O.E.G. commissionarono alle Officine Verrina (S.A.) di Genova Voltri uno studio per un nuovo tipo di scarico profondo di sicuro funzionamento e di facile attivazione. Tale valvola brevettata venne utilizzata nelle dighe delle O.E.G. e non mancò di destare particolari apprensioni per continue problematiche nell'attivazione. Fu montata presso la Diga di Bric Zerbino ad opera quasi conclusa. In molti abitanti del luogo è ancora vivo il ricordo del trasporto e messa in posa della grande valvola che fu un decennio più tardi oggetto di molteplici polemiche a causa della sua inaffidabilità già riscontrata in altre dighe.

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