Il Disastro di Molare

CAPITOLO 2. La Diga Secondaria

La decisione di innalzare la Diga Zerbino di 14 mt rispetto al progetto originale generava un grande problema: in un punto del perimetro del nuovo lago, in particolare dove l'avvallamento tra due crinali (Bric Zerbino da una parte e le pendici del Monte Ratto dall'altro) formava una sella (Sella Zerbino) l'argine naturale si sarebbe trovato ad una quota inferiore rispetto alla quota massima d'invaso. L'acqua quindi sarebbe potuta "traboccare" riversandosi nel meandro del T.Orba immediatamente a valle della diga principale.

Si provvide pertanto alla costruzione di uno sbarramento secondario costituito da un muro di lunghezza massima sommitale di 110 m ed altezza massima di 14 m. Tale sbarramento fu progettato e costruito in modo molto sbrigativo senza il supporto di adeguate indagini geologiche poichè Sella Zerbino sarebbe dovuta essere ".......costituita da solida roccia ......." (L'Energia Elettrica Fasc. XII Vol.2).

Questa asserzione contrasta con la reale situazione dei luoghi ma si rivelò importante in sede di progettazione dello sbarramento. Dall'analisi degli atti processuali relativi al Disastro di Molare infatti, si viene a conoscenza del fatto che inizialmente la Diga Secondaria dovesse essere realizzata in calcestruzzo armato ma che, vista la (presunta) ottima qualità delle rocce della sella, si optò per uno sbarramento a gravità. Interessante notare che ancora nel 1926 (cioè ad un anno di distanza dall'ultimazione dei lavori), il Genio Civile di Alessandria facesse formale richiesta alle O.E.G. per avere il progetto definitivo dello sbarramento.

Tra il 1922 ed il 1924 vennero sbancate e preparate le spalle e si gettarono le due pareti di calcestruzzo mentre l'intercapedine fu riempita di materiale di recupero. Poichè il terreno su cui era stato posto lo sbarramento presentava zone di permeabilità elevata, ben presto, a bacino riempito, si verificarono le prime infiltrazioninon attraverso lo sbarramento bensì all'interno della sella rocciosa sulla quale esso fu realizzato.

Quando nel 1924 la cosiddetta “Commissione di controllo del Gleno” (istituita con decreto ministeriale a seguito del Disastro del Gleno del 1923 e costituita dagli ingg. L. Cozza, G. Fantoli, C. Guidi e L. Dompé) visitò il cantiere di Località Ortiglieto vennero messe in evidenza tali perdite a cui i tecnici delle O.E.G. fecero fronte (con scarsi risultati) con iniezioni di cemento ed opere di impermeabilizzazione.

Sopra la sbarramento le O.E.G. costruirono la strada di accesso alla diga principale e fecero passare la linea telefonica che comunicava con la Centrale Elettrica di Molare. Vengono riportati quì di seguito alcuni dati tecnici dell'opera che di fatto appariva come un "grosso muretto" progettato per resistere alla spinta idrostatica dell'acqua dell'invaso:

altezza massima sul livello di magra circa 14 m;
lunghezza massima 110 m;
n.3 giunti di dilatazione;
esecuzione di contrafforti alla base del paramento

Capitolo 3: Il Lago

Note a margine:

La presenza di Sella Zerbino "intesa come forma morfologica" non fu mai ignorata dai progettisti anche nei primi due progetti del 1896 e 1899. E' di basilare importanza riportare un estratto del primo progetto in riferimento all'ubicazione dello sfioratore di superficie a stramazzo che fu successivamente costruito sul corpo della Diga Principale: "Lo scaricatore di superficie costituisce l'accessorio più importante per la creazione dei grandi serbatoi ............ Nel nostro caso lo scaricatore di superficie trova una mirabile ubicazione in una sella avente la depressione massima alla quota di 310 m, posta all'origine del masso brullo e roccioso che costituisce il Bric Zerbino. Il letto dell'Orba ivi descrive un'ansa pronunziatissima, girando l'ostacolo in modo che in corrispondenza della sella, la distanza fra i due alvei si riduce a soli 250 m ........... Per rialzare la depressione della sella fino al livello di massima ritenuta si dovette progettare una piccola diga costituita da un masso murario dell'altezza massima di 10 m....." ed ancora (progetto 1899) "..... L'acqua stramazzante dallo sfioratore cade liberamente lungo le falde opposte della sella ........ e ritorna al torrente quando questo ha già descritta completamente l'ansa del Zerbino e sta per entrare in quella di Castelloncello." Perchè non fu messa in opera tale arguta soluzione progettuale? Per due semplci ragioni:

a) l'innalzamento della quota d'invaso del progetto finale determinava maggiori problematiche costruttive dello sfioratore poichè prevedeva una maggiore altezza di caduta. La sella infatti aveva quota minima pari a 310 m slm, ma l'invaso progettato dall'Ing. Gianfranceschi aveva una quota di 322 m;

b) era ritenuto poco opportuno far stramazzare l'acqua "liberamente lungo le falde opposte della sella" a causa delle non buone caratteristiche di resistenza delle rocce. Ciò fu candidamente dichiarato dallo stesso progettista che evidentemente era conscio dell'elevata erodibilità delle rocce ma non abbastanza da non costruirci sopra una diga.

 

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