Il Disastro di Molare

CAPITOLO 6. L'Ondata verso Molare
(Approfondimento: Sulla riva del Fiume)

La tradizione vuole che proprio negli istanti precedenti al cedimento di Sella Zerbino sulla strada che percorreva la Diga Secondaria transitassero "un vecchio uomo, un bambino ed un mulo". Non è dato sapere chi furono i testimoni di tale passaggio ma di certo i due non furono mai conteggiati tra i deceduti. L'ondata non dovette percorrere molta strada per mietere le prime vittime: frontalmente alla Sella Zerbino era infatti posizionata una cascina "con licenza d'ostello" (Castellocielo - Castellunzè). I proprietari scapparono risalendo il versante (così raccontò Poldo morto circa 60 anni dopo). A nulla valsero le insistenze nei confronti di due viandanti (le cronache dell'epoca riportano solo di "un venditore ambulante" mentre testimonianze parlarono di un'altra persona) appena arrivati a riposarsi dal viaggio. L'ostello fu prima schiacciato dallo spostamento d'aria e poi cancellato da un'immane ondata. Un solo cadavere venne recuperato dal greto del fiume.

La massa d'acqua procedette verso valle percorrendo gli stretti meandri rocciosi sino a raggiungere Loc. Marciazza e Loc. Isole. Quì i danni furono ingenti ma non devastanti poichè Loc. Marciazza si trovava all'interno di uno spettacolare meandro e fuori traiettoria dell'ondata mentre Loc. Isole era posizionata a valle ma in posizione altimetricamente più elevata.

Ancora più a valle l'alveo fluviale percorre una tratto inforratissimo (il Canyon di Molare) ampio pochi metri e con sponde alte non meno di 8-10 m. L'acqua saltò letteralmente l'ostacolo invadendo tratti boschivi ed asportando una piccola passerella.A quel punto l'ondata iniziò a fare davvero sul serio. La sua prima grande preda fu proprio la Centrale Elettrica posizionata poco sopra il greto del fiume. Molte foto scattate il giorno successivo mostrano le poche rovine che resistettero alla furia dell'acqua; le quattro grandi turbine di ghisa rimasero invece ancorate alla roccia.

Altre foto scattate alcune ore dopo mostrano una specie di geyser alto circa 30 mt costituito da un nube d'acqua generata dalla condotta forzata che ormai scaricava sul cadavere della centrale. Tale fenomeno durò alcune ore è fu visibile a distanze di svariati chilometri. La povera diga di compensazione non riuscì ad assolvere ad un compito così immane e venne sfondata. Venne anche distrutta la casa del guardiano il quale con la sua famiglia miracolosamente scamparono a morte certa. Non fu così per il padre del guardiano che assieme ad un amico si trovavano nei pressi del torrente nel momento meno opportuno. Dei due amici perì l'unico che sapeva nuotare. Il suo corpo fu ritrovato nei primi anni '60 durante alcuni scavi ed identificato grazie ad un suo anello. Prima di allora nella sua tomba riposò la salma sbagliata (forse proprio il secondo viandante di Loc. Castellunzè?). Il tratto di torrente compreso tra l'ex Centrale Elettrica e Molare non era urbanizzato. L'ondata si abbattè con tutta la sua furia contro gli sbarramenti presenti. In Loc. Serià era presente la grande briglia ("La Pisa") che oltre a svolgere una funzione di compensazione delle piene, determinava una piccolo lago da cui partiva un canale artificiale ("Il Bidale") che portava l'acqua alle pale del mulino di Molare. La briglia fu squarciata (le rovine sono ancora visibili in corrispondenza della nuova briglia costruita recentemente). L'abitato di Molare è ubicato al di sopra di un terrazzo alluvionale di altezza variabile da 20 a 35 mt sul livello dell'alveo. Non fu quindi interessato direttamente dall'ondata.

Gli abitanti (tra cui mio nonno che aveva 14 anni) stavano da più punti elevati osservando l'inattesa piena del Torrente Orba. Si può immaginare la loro espressione quando videro il "ponte di Molare" (della SS. N. 456 "del Turchino") essere letteralmente inghiottito da un'ondata gigantesca.

Del ponte, alto più di 12 mt e lungo 120 mt circa a tre arcate rimasero i piloni e le rovine degli archi. Il lungo terrapieno su cui passava la strada tra il ponte e le prime case fu asportato. Tra gli spettatori sgomenti sparpagliati in vari settori del paese uno fotografò il ponte sovrastato dalle acque. Molti testimoni sostennero di avere distintamente visto la Sella Zerbino con tanto di rovine della Diga Secondaria transitare nel torrente all'altezza di Molare!

Subito a valle del ponte e del terrapieno, "Il Bidale" convogliava da anni acqua alle pale del mulino. Quest'ultimo fu una preda troppo facile per cotanta devastante forza. Fortunatamente i proprietari avevano da tempo evacuato il fabbricato. Il Rio Granozza anch'esso in piena fu "brutalmente sospinto" verso monte sovrastando il piccolo ponte per Fraz. Battagliosi che però ostinato rimase in piedi.

Più a valle l'ondata iniziò a non accontentarsi più di ponti, dighe e mulini. Loc. Ghiaie era posizionata in sponda destra del torrente, di fronte a Molare, ma solo pochi metri più in alto dell'alveo.

I fabbricati presenti furono totalmente asportati ed alcuni abitanti persero la vita. Il ponte ferroviario alto poco meno di 20 mt e lungo circa 150 fu asportato. I testimoni raccontarono che la struttura in ferro venne staccata dai piloni, e come un tronco d'albero, rotolò sopra le acque per parecchie centinaia di metri. Non fu mai più ritrovato ed il treno locale Genova-Acqui Terme mancò all'appuntamento con il destino per 8 minuti di anticipo.
L'ondata lasciò il territorio di Molare con all'attivo 3 morti (più 8 di Loc. Ghiaie facente già parte di Ovada). Sarebbe potuta andare anche peggio... e peggio andò..... più a valle.

Approfondimento:

Quanto accadde a Molare in quei drammatici minuti è documentato nella pagina "Sulla riva del fiume " e tratta dalla racconto di Paolo Albertelli del 2006 ("Molare - Anni lontani")

Capitolo 5: L'ondata verso Ovada

Note a margine:

Una citazione doverosa deve essere fatta a Paolo Albertelli che ha salvato dall'oblio molte foto d'epoca come, la famosa foto degli ultimi istanti di vita del Ponte di Molare e pubblicata per la prima volta nel libro "Molare - Gli Anni Lontani" (cliccare qui per leggere un estratto relativo al Disastro di Molare). L'immagine mostra come il letto del Torrente Orba sia colmo d'acqua. Il terrazzo alluvionale che si vede nello sfondo (la piana con cascina) è sopraelevata dall'alveo di magra non meno di 20 m. La posizione del ponte è corrispondente al rigurgito della corrente (increspature). Nell'estrema destra dell'immagine è visibile la confluenza del Rio Granozza anch'esso in piena. In primo piano invece è raffigurato Borgo San Giorgio, scampato di non molto dalle furie delle acque. Sotto la borgata era presente il mulino.

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