Il Disastro di Molare

CAPITOLO 9. I giorni sucessivi

Alle 14:30 del 13 Agosto 1935 cessò di piovere su Molare ed Ovada.

Dalla cronaca del 14 Agosto 1935: "Stamane verso le otto si era sparsa la voce che la diga maggiore del lago avesse ceduto o stesse per cedere. Gran parte della popolazione ovadese aveva cominciato a sgomberare portandosi sulle soprastanti colline. Ma le autorità, con prontezza encomiabile, hanno potuto rassicurare la popolazione, che è rimasta tranquilla nelle sue case. Per questo fatto è stato anche operato un arresto."

I soccorsi non tardarono ad arrivare già poco dopo il disastro: " Sul posto fin dalla prima segnalazione della sciagura, accorrevano il Prefetto di Alessandria, S.E. Rebua, con il federale Poggio, il Questore, il generale Pezzana, comandante il Corpo di Armata di Alessandria, col generale Azzarito comandante il Genio del Corpo di Armata ....... sul posto giungevano duecento soldati dell'artiglieria da campagna giunti da Masone, i pompieri di Novi ...... da Casella, dov'è il campo dei Giovani Fascisti genovesi, partiva l'ambulanza della Croce Bianca di Genova; e tutta una folla di fascisti e di cittadini, emuli un una generosa gara, uniti da desiderio di salvare quanto poteva ancora essere salvabile in tanta rovina."

Il 15 Agosto ebbero luogo ad Ovada i funerali delle prime 70 vittime davanti ad una folla di 40.000 persone ed al Segretario del Partito Fascista. Starace. Anche il Re Vittorio Emanuele III visitò il luoghi colpiti dal disastro.

Per quanto riguarda i ponti di Molare ed Ovada vennero ricostruiti negli anni successivi: mentre nel primo caso il rifacimento ricalcò (con due arcate in più) il precedente ponte, il ponte per il Borgo fu realizzato con tecniche in cemento armato. Il Ponte di Molare fu inaugurato il 21 Aprile 1938 come indica la targa i marmo ancora presente ("Risorge oggi per volontà del Duce il ponte sull'Orba. Ritorna la vita operosa fascista la fede nell'avvenire"). Il ponte ferroviario di Molare fu immediatamente ripristinato con la sostituzione della struttura in ferro assai simile a quella scomparsa durante la piena. L'operazione fu rapidissima in quanto la nuova struttura era già presente alla stazione di Molare per un'imminente restauro del ponte.

 

 

 

 

 

 

 

 

L'elevato numero di sfollati e "senza-tetto" rese inderogabile la costruzione dei così detti "Casoni". Trattasi di fabbricati tre multifamiliari sviluppati orizzontalmente dislocati sia ad Ovada che a Molare (in prossimità di Loc. Ghiaie ma a quote molto maggiori rispetto al torrente). Tali costruzioni, pur di architettura non eccelsa e tipica del periodo fascista, furono realizzati in tempi brevi e di buona qualità. Risultano attualmente abitati.

Capitolo 10: Il processo

Note a margine:

 

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