Molare

Parte 3. Battagliosi ed Albareto

Per chi proviene da Ovada, la porta d'accesso a Molare è rappresentata dal Ponte di Molare. Esiste però una sorta di entrata di servizio. Se infatti, anziché percorrere il ponte, si devia a sinistra e si percorre la strada per circa 1 km si raggiungerà il ponticello sul Rio Granozza. Questo attraversamento conduce nel territorio comunale di Molare posizionato in sponda destra del Torrente Orba.

Il ponte è molto piccolo rispetto a quello di Molare ma merita comunque grande rispetto! Nel suo primo secolo di vita infatti, il 1935 fu un anno sicuramente da ricordare. L'ondata immane scagliatasi verso valle da Sella Zerbino, lo sommerse totalmente, ma lui, strenuamente, resistette a tal impeto.

La Frazione di Battagliosi sorge poco altre il Rio Granozza ed è costituita da un gruppetto di case (in verità in costante aumento) adagiate su una piana alluvionale, sorella minore di estensione ma non di età di quella compresa tra Molare e Madonna delle Rocche. La strada attraversa il piccolo agglomerato e raggiunge alcune case sparse in Loc. Castagnola, posizionata a picco sul Torrente Orba all'altezza di dove un tempo sorgeva la Diga di Compensazione della Centrale Elettrica.

Prima del 13 Agosto 1935, una strada permetteva l'attraversamento del torrente Orba proprio in corrispondenza delle diga e raggiungeva agevolmente Battagliosi. Al giorno d'oggi Battagliosi fornisce ai bagnanti o ai pescatori due accessi al Torrente Orba all'altezza delle Camminaje e della Pisa.

Se da Battagliosi si volge lo sguardo ad Est, la vista è bruscamente occultata da un versante boscato che domina la piana. Coloro che non conoscono il posto, sono tenuti a supporre che al di là di tale versante non vi siano altro che "bricchi e fossi".

In realtà questa scarpata delimita un antichissimo terrazzo alluvionale del Torrente Orba, costituito da un altopiano, in alcuni tratti pianeggiante, ove sorge Albareto. Raggiungere questa località è molto semplice in quanto è ben indicata (svoltare a sinistra 200 mt dopo aver attraversato il Rio Granozza).

Albareto è rappresentata da una serie di case e cascine sparse tra boschi e vigne. Il terreno alluvionale consente infatti di ottenere buoni risultati nella viticoltura (particolarmente nel vino bianco…) e nella produzione di frutti di bosco. La zona costituisce un accesso alle vaste aree boschive che si estendono tra la Valle Orba e la Valle Stura: dall'Abergo dei Poveri ("gli aberghi" erano casette per l'essiccamento delle castagne) ad una serie di sterrati che consentono di raggiungere la sommità del Monte Lupaio (Bric du Lovè).

Località Varanzana (già nel Comune di Ovada) è invece località rinomatissima per la raccolta dei funghi. Questo dedalo di sentieri e mulattiere hanno origine dalla strada vicinale di Albareto e sono una vera manna per gli amanti delle passeggiate e soprattutto della mountain bike. Da segnalare inoltre, che da Albareto è possibile raggiungero Località Puvie da cui si gode uno spettacolare panorama con vista sulla Diga di Molare.

"Il terrazzo del buon bere"

Battagliosi ed Albareto sono situati in corrispondenza di due terrazzamenti alluvionali. Questo è facilmente comprovabile dalla presenza nei campi pianeggianti dei tipici ciottoli fluviali. La differenza sostanziale tra le due località sta nell’età di questi terreni. Tradizionalmente le ghiaie e sabbie presenti nei primi 6-7 mt di profondità a Battagliosi sono identificate dal punto di vista geologico come “Alluvioni Antiche”. Sono materiali fluviali depositati qualche centinaia di migliaia di anni fa, un periodo geologicamente molto recente se si considera che la Formazione di Molare, costituita anch’essa da iniziali ghiaie e sabbie (poi trasformate in roccia e nominate rispettivamente conglomerati ed arenarie), risale a circa 30 milioni di anni fa. Le ghiaie e le sabbie di Albareto sono assai più vecchie di quelle di Battagliosi e furono depositate nel Pliocene-Pleistocene, indicativamente circa 2-3 milioni di anni fa. Non è un caso che i terreni della località siano più arrossati e con maggiore quantità di argilla dei precedenti, in quanto la maggiore età ha comportato più evidenti fenomeni di alterazione ed in particolare di ossidazione. Questo fatto ha notevole rilevanza anche nelle caratteristiche chimiche dei suoli di prioritaria importanza nella viticultura. Ecco perché i vini rossi di Albareto sono notoriamente molto corposi e perché tali terreni sono ottimali per vitigni quali il Cortese o anche la Barbera Bianca.

Parte 4. Tradizione e folclore

Note a Margine:

Il toponimo “Battagliosi” non lascia molti dubbi: in un tempo passato in questo sito si è combattuto. La tradizione vuole che truppe d’oltralpe fossero appostate poco sopra la frazione e da qui, all’alba, attaccarono. Questo secondo sito venne quindi chiamato “Albareto”. Il fatto storico potrebbe essere inquadrato nella metà del 1700 quando Francesi e Genovesi cinsero d’assedio Molare, avamposto del Monferrato dei Savoia. Ma questa è solo un’ipotesi perché i Francesi ne combinarono “di cotte e di crude” nei nostri territori per più di un secolo . Sempre poi che fossero i Francesi ad essere accampati in “Albareto”. In realtà quest’ultimo toponimo può essere più semplicemente spiegato con il fatto che a Molare il sole sorge dalla parte di Albareto...

“Carìa l’Ösu !!”

In questa pagina ho citato il vitigno “Barbera Bianca” per il semplice fatto che la mia famiglia possiede una piccola vigna ad Albareto (Loc. Bertina) per la produzione ad uso personale di circa 300-400 litri di vino bianco. Questo viene prodotto per 2/3 da Cortese e per 1/3 dalla Barbera Bianca.
In attesa di mettere online una pagina dedicata ai vini dell’Ovadese, ho realizzato questa nota perché molti sono incuriositi dall’esistenza di una Barbara Bianca.
Il bellissimo sito Lavinum, definisce questo vitigno come “Varietà piemontese a bacca bianca, coltivata prevalentemente nella zona compresa tra Ovada e Acqui Terme, in particolare nei comuni di Cremolino, Morsasco e Strevi. Demaria e Leardi (1875) attribuiscono l'origine del nome alla somiglianza, nella forma del grappolo e dell'acino, con la Barbera nera. Le prime citazioni risalgono al 1825….”.
Aggiungo io che dalle nostre parti tale vitigno viene dialettalmente nominato “Carìa l’Ösu !! ” termine che è traducibile come “Carica l’Asino!”. Ai tempi questo modo di dire veniva utilizzato per enfatizzare un eccesso in particolare riferito al bere (non certo acqua!). Una sorta di “vai, che vai bene!!” o “continua così, che sei sulla buona strada!!”. E’ possibile quindi cher anticamente il vino bianco che si produceva (poco rispetto al rosso), fosse prevalentemente fatto con la Barbera Bianca e che, come tutti i bianchi, fosse fonte di facili sbronze.

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