La Diga di Molare oggi

Parte 4. Il Lago di Ortiglieto

Se si percorre la strada provinciale che da Frazione Madonna delle Rocche conduce a Olbicella (S.P. n.207) oltrepassato Bric Zerbino, la Valle Orba da stretta ed inforrata si apre improvvisamente.

Il nome "Ortiglieto" deriva presumibilmente da "orti di Tiglieto". I dolci pendii di questo settore erano infatti coltivati nei tempi passati e soprattutto erano di proprietà dei frati Cistercensi che aveva sede nella vicina località.

Il Lago di Ortiglieto rappresenta una piccola porzione del vecchio grande Lago ed è generato da uno sbarramento posizionato a circa 450 m verso monte di Sella Zerbino. Venne costruito nel 1940 dalle O.E.G. (oggi di proprietà Enel - Interpower) nell'intento di utilizzare le strutture esistenti del vecchio invaso (galleria di carico, pozzo piezometrico e condotte forzate). La traversa fu realizzata con lunghezza pari a 85 mt, quota di coronamento a quota 299.15 m s.l.m. ed altezza pari a circa 10 m.Inizialmente il serbatoio aveva una capacità di circa 1.000.000 mc ma nel corso degli anni il trasposto solido del torrente e la mancanza di dragaggi hanno determinato un interramento del lago riducendone sensibilmente la sua capacità a circa 100.000 - 150.000 mila mc. L'acqua viene immessa nella galleria di carico attraverso la regolazione di una paratia preceduta da una serie di vasche di decantazione posizionate sulla sinistra orografica.

L'acqua raggiunge la nuova centrale elettrica con una produzione annua di energia elettrica che nell'arco degli ultimi 45 anni è passata da 24.166.000 Kwh a meno di 10.000.000 Kwh.Il Lago di Ortiglieto, a monte della confluenza con il Rio Meri, rappresenta una notevole attrattiva per i turisti domenicali nella stagione estiva e nelle festività pasquali.

E' bene comunque sottolineare che l'accezione "Lago" fa riferimento alla stessa Loc.Ortiglieto in quanto il vero e proprio specchio d'acqua è ormai limitatato alle immediate vicinanze della traversa (ovviamente con divieto di balneazione e navigazione). La balneazione nelle acque del torrente è consentità a monte dell'invaso procedendo verso Olbicella. Oltrepassando Loc.Ortiglieto e la confluenza del Rio Meri la Valle Orba si restringe nuovamente presso Loc. Vernini-Gaioni. Il vecchio Lago raggiungeva tali località e, il 13.08.1935 le acque allagarono la cascina posizionata al di sotto della strada. Un ultimo cenno deve essere fatto alla nuova centrale elettrica. Essa fu costruita nello stesso preciso punto della vecchia centrale spazzata via dalla furia delle acque. Dal punto di vista architettonico è molto più spartana della precedente e di dimensioni inferiori.

Avvenuta negli ultimi anni '30, la sua realizzazione si rese necesaria per sfruttare le strutture ancora esistenti dell'invaso, e cioè la galleria di carico, il pozzo piezometrico e parte della condotta forzata. La centrale elettrica è nascosta alla vista dalla vegetazione della Valle Orba, ma è ben visibile da Loc. Albareto. Al contrario, le vecchie case O.E.G. costeggiano la strada per Olbicella e, nell'ultimo decennio, sono state acquistate da privati, ristrutturate pregevolmente ed ora sono abitate.

Approfondimento: Progetti passati e futuri

Per molti decenni l'invaso di Ortiglieto è stato trascurato dal punto di vista del dragaggio del lago. Negli ultimi anni il più razionale utilizzo dell'invaso è ritornato in auge per mezzo di una serie di proposte che nel 2003 si sono concretizzate in un protocollo d'intesa siglato dalla Provincia di Alessandria, la Comunità Montana Alta Valle Orba Erro e Bormida di Spigno, il Comune di Molare e la "Aerimpianti S.P.A." di Milano. Il documento è finalizzato allo svuotamento dei detriti dal lago ed alla realizzazione di una serie di piccoli invasi di compensazione posizionati a valle della traversa sino a Molare atti a regimare le acque del Torrente Orba. L'utilizzo delle acque non sarebbe solo idroelettrico bensì plurimo (potabile, agricolo, idroelettrico...).

Il 24 gennaio 2008, presso la sede comunale di Molare si è svolta una conferenza stampa nella quale le autorità istituzionali locali e la Tirreno Power la società concessionaria per la produzione di energia idroelettrica in Loc. Ortiglieto e proprietaria della Diga di Molare, hanno presentato lo studio di fattibilità per il potenziamento idroelettrico dell’esistente invaso. Dopo anni di discussioni, dibattiti e studi iniziati già nei primi anni ’80, è stata appurata l’impossibilità di poter ricreare il grande Lago di Ortiglieto.
Ciò sulla scorta di osservazioni già da tempo note ed in particolare riguardanti le condizioni della Diga di Molare (la Diga di Bric Zerbino) e della Sella Zerbino. Nel primo caso, è risultato evidente che la grande struttura che si erge nel cuore della boscosa Valle Orba, necessiterebbe di grandi opere di ristrutturazione ed adattamento economicamente improponibili. Infatti, sebbene alla prima vista la struttura appaia integra, non si deve dimenticare la sua età: 85 anni di cui ben 75 passati “nella più totale disoccupazione”. I sistemi di smaltimento delle acque, inoltre, dovrebbero essere realizzati pressochè ex-novo ed adeguati alle normativa vingente. La Sella Zerbino che di fatto non esiste più da quel tragico 13 agosto 1935, determina inoltre problematiche quasi insormontabili. Il fatto che la sella sia totalmente collassata ed erosa non significa nel modo più assoluto che si possa realizzare un nuovo sbarramento. La geologia dell’area evidenzia la presenza di discontinuità strutturali (causa prima del disastro del 1935) che determina la permeabilità delle rocce e le scarsissime caratteristiche meccaniche delle stesse. Ciò rende impossibile la realizzazione di uno sbarramento secondario in cemento armato e rende assai problematica la realizzazione di un manufatti in terra. Si deve infatti ricordare che la vecchia e sciagurata Diga Secondaria di Sella Zerbino era alta solo 13 metri perchè appoggiata all’esistente sella rocciosa, mentre al giorno d’oggi lo sbarramento dovrebbe essere assai più alto ed insisterebbe in un ambiente poco idoneo alla realizzazione di una diga in terra; un’ipotesi quest’ultima di vecchia data e risalente alla metà degli anni ’80 da studi condotti da Calvino & Siccardi.

Tutto ciò come detto era già noto da tempo. Passiamo alle concrete novità che porta la convenzione stipulata tra la Tirreno Power e gli enti pubblici (Regione, Provincia e Comuni).

Lo sghiaiamento dell’attuale Lago di Ortiglieto.
Dopo molte discussioni si è deciso di non procedere alla pulizia del lago, in gran parte interrato da milioni di metri cubi di sedimento accumulato dall’Orba negli ultimi 70 anni scarsi. L’attuale viabilità (Strada Provinciale Molare-Olbicella N.207) non consente il veloce allontanamento del materiale estratto. La conseguenza sarebbe quella ottenere una “perenne” cava a cielo aperto assai deleteria dal punto di vista ambientale e assai poco economica per la Tirreno Power.

Sopraelevazione della diga di Ortiglieto
Lo studio è stato eseguito per conto della Tirreno Power dalla Società di Ingegneria Coyne et Bellier appartenente al gruppo SUEZ. Questo studio francese, all’avanguardia nella realizzazione di grandi opere ed in particolare di dighe (170 in tutto il mondo tra cui la Diga di Malpasset), ha valutato la possibilità di alzare di tre metri l’attuale traversa. Tale sopraelevazione si otterrebbe per mezzo “di un sistema di cinque paratoie ad abbattimento idrostatico” posizionato al di sopra dell’esistente paramento in calcestruzzo. In sostanza, sarebbe la spinta dello stesso Torrente Orba che, una volta superato il livello prestabilito, aprirebbe gli scarichi. Questo tecnica ricorda in un certo senso il principio di funzionamento delle porte anipanico ("....si aprono col peso dell'acqua qualora quest'ultima arrivi al livello di massimo invaso ..... sono dette per questo motivo 'automatiche'. Semplicemente la pressione esercitata dall'acqua in condizioni di massimo invaso genera una forza che vince quella esercitata dal contrappeso della paratoia, sollevandola..... " tratto dal sito www.progettodighe.it) . La sopraelevazione di soli tre metri, sufficiente al fabbisogno di forza motrice delle Tirreno Power, determinerà la quadruplicazione della superficie bagnata del Lago di Ortiglieto (previsti 230-240 ettari) e l’incremento di un milione di metri cubi d’invaso. Tale tecnica dovrebbe, a detta dei progettisti, minimizzare gli effetti di inghiaiamento del lago. Naturalmente l’installazione di tale sistema comporterà l’adeguamento degli scarichi esistenti sulla diga/traversa di Ortiglieto.

Che ne sarà della Diga di Molare ?

Nel 2005 viene pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 15 giugno l' Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 1 giugno 2005, n. 3437 riguardante gli "Interventi urgenti di protezione civile per la messa in sicurezza delle grandi dighe delle regioni Liguria, Marche e Lazio". Tra queste anche “la piemontesissima” Diga di Molare al secolo Diga Principale di Bric Zerbino. I cantieri per la sua messa in sicurezza si apriranno, tra alcuni mesi. Dato l’elevato pregio storico-architettonico-ingegneristico della struttura tali intervento non dovrebbero essere assai invasivi (es. realizzazione di ringhiere, chiusura di alcuni anfratti ....).
Come enti locali – hanno detto l’assessore Comaschi e il sindaco di Molare, Gianmarco Bisio – puntiamo ad avere una serie di ricadute di tipo socio-economico sulla Valle Orba, che abbiano, però, l’attenzione a preservare l’integrità ambientale di uno degli ecosistemi più importanti del territorio alessandrino. Gli interventi proposti hanno in massima attenzione il territorio dell’Alta Valle Orba quale realtà di particolare pregio paesaggistico-ambientale ed hanno per la loro entità un’importanza rilevante in termini provinciali e regionali". Queste parole ci fanno tirare un sospiro di sollievo anche perchè nell’Ordinanza succitata era pure contemplata la demolizione delle infrastrutture. La Diga di Molare rimarrà ancora per moltissimi anni nascosta tra i selvosi meandri del Torrente Orba. O forse no ? In un futuro prossimo infatti è prevista la sua “demagnalizzazione” e cioè la Diga di Molare dovrebbe passare a bene pubblico. Poichè infatti tale struttura non è più utilizzabile, la Tirreno Power non ha chiaramente alcun interesse “ad avere sul groppone” questa struttura. Per chi vi scrive questa concreta ipotesi è senza ombra di dubbio il fatto più importante. Se la Diga di Molare non sarà più proprietà privata e sarà messa idoneamente in sicurezza, si potrebbero allora aprire alcune concrete ipotesi per la creazione di veri e propri itinerari escursionistici segnalati e fruibili i modo meno “tortuoso” si quanto avvenga adesso.

Nascerà un nuovo lago.... il Lago delle Brigne ?
Questa ipotesi è stata paventato dallo stesso Sindaco di Molare. Le acque del Rio delle Brigne (per vedere la cartina cliccare qui) sono infatti connotate da una buona qualità. Si sta valutando la futura possibilità della realizzazione di un piccolo lago ai piedi della Diga di Molare a scopo idropotabile il cui troppo pieno verrebbe scaricato lungo il vecchio corso d’acqua del Torrente Orba abortito nel 1935. Ciò potrebbe essere garantito in quanto le sopracitate opere di messa in sicurezza della Diga di Molare comporteranno anche il ripristino del vecchio scarico di fondo a scopi di sicurezza. Tale suggestiva ipotesi dovrà ovviamente essere ponderata assieme agli enti locali liguri.

Parte 5. La geologia della Diga di Molare

Note a margine:

Il ripristino del vecchio invaso

Negli anni '80 venne vagliata l'ipotesi del ripristino totale del vecchio invaso.
Di interesse è la relazione Siccardi/Calvini. Già nel 1979 la Regione Piemonte affidò al Prof. Franco Siccardi (attualmente membro della Commissione Grandi Rischi) ed al Prof. Floriano Calvino degli Istituiti di Idraulica e Geologia di Genova, l'incarico di redarre un avanprogetto di fattibilità per la trasformazione dell'impianto idroelettrico di Molare mediante il ripristino del vecchio Lago. Lo studio ha consentito, dopo più di 80 anni, l'esecuzione di tutta una serie di indagini che sarebbero dovute essere imprescindibili per la costruzione di un così importante invaso. Vennero infatti effettuati alcuni sondaggi a carotaggio continuo, rilievi geologico macro e micro strutturali, indagini geofisiche e stime idrologiche. Tralasciando i contenuti prettamente specialistici degli elaborati (da cui ne derivarono anche tesi universitarie) può essere di interesse riassumere brevemente le conclusioni a cui arrivò l'avanprogetto precisando comunque che una sua ipotetica realizzazione dovrà essere preceduta da molteplici ulteriori indagini geologiche ed idrologiche. "……. La diga secondaria di Sella Zerbino sarà realizzata in rockfill di serpentinite a struttura zonata, alta 55 m sulle fondazioni e lunga al coronamento (quota 322.30 m) circa 150 m, per un volume di circa 350.000 mc, con nucleo centrale di tenuta in terra limosa. La diga principale dovrà essere munita di scarico di superficie per 80 metri del suo sviluppo crestale e di nuovi scarichi di alleggerimento e di fondo, mentre lo sfioratore laterale presente in spalla destra andrà semplicemente riattivato. Il serbatoio, in base alla nuova cartografia e alla struttura delle opere di scarico consigliate, verrà ad avere il livello di massima ritenuta normale a quota 320.00, cui corrisponde una capacità di 18.000.000 mc, ed un livello di massimo invaso temporaneo a quota 320,50….." L'eventuale ripristino del vecchio Lago richiederà quindi la realizzazione di un nuovo sbarramento. Una diga in rockfill (o diga in terra) è costituita da materiali sciolti e presenta un nucleo centrale impermeabile. Tale tipologia costruttiva in generale viene scelta poiché adattabile ad eventuali cedimenti del piano di fondazione (ovviamente di modesta entità) non comportandosi come un corpo perfettamente rigido (come nel caso del cemento armato). I paramenti a monte ed a valle di tali dighe non possono essere verticali o fortemente inclinate e, nel caso di Sella Zerbino, "…..larghezza al coronamento pari a 7 - 10 m …… dimensione trasversale al piede non inferiore a m 180 - 200." (da G.P. Benvenuto, Tesi di Laurea 1980).

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