La Diga di Molare oggi

Parte 5. La geologia della Diga

Dal racconto del Disastro di Molare appare evidente che il collasso di Sella Zerbino sia una conseguenza tragica di un preciso fattore geologico ignorato o sottovalutato dai progettisti.

L'origine delle rocce di Loc. Ortiglieto risale al Cretaceo Superiore (60 - 80 milioni di anni fa) quanto ebbe inizio il movimento convergente della placca africana verso la placca euro-asiatica. Le terre emerse dei due continenti erano separate dal Bacino Ligure Piemontese, cioè un mare (un oceano dal punto di vista geologico) alla base del quale era presente una copertura sedimentaria che ammantava la crosta oceanica. Questo movimento di avvicinamento continentale determinò la chiusura del bacino frapposto e l'inizio degli eventi tettogenetici alpini. La crosta oceanica del Bacino Ligure Piemontese sprofondò lungo dei piani di scivolamento (fase subduttiva) immergenti verso l'Africa (detta anche Insubria). Tale movimento determinò variazioni mineralogiche sostanziali nei materiali, i quali vennero sottoposti ad elevatissime pressione (7 - 10 kb) e temperature medio basse (300 - 400°C) tipiche di ambienti a profondità comprese tra 30 - 40 km. Queste modificazioni prendono il nome di "metamorfismo".

Le coperture sedimentarie oceaniche in parte vennero coinvolte nello sprofondamento mentre altre sfuggirono alla subduzione corrugandosi contro il margine africano.Il movimento di convergenza continentale proseguì nell'Eocene Medio (40 milioni anni fa) sino all'Eocene Superiore (35 mil.) quando avvenne la collisione tra placca africana e placca Euro-Asiatica. In queste fasi, i materiali derivanti dal Bacino Ligure Piemontese, furono riesumati dalle profondità e, totalmente modificati, dislocati in falde (unità strutturalmente differenziabili). Tra queste l'Unità del Gruppo di Voltri che caratterizza il settore di Loc. Ortiglieto (cliccare qui per visualizzare lo schema orogenetico evolutivo alpino).

Il movimento della placca africano proseguì per alcuni milioni di anni dopo la collisione, penetrando profondamente il continente euro-asiatico e determinando rilevanti spostamenti e corrugamenti delle unità riesumate come l'Unita del Gruppo di Voltri. Tali dislocazioni che determinarono la strutturazione delle Alpi perdurarono per svariati milioni di anni e furono coinvolti da una successiva fase orogenetica che portò alla creazione degli Appennini ed alla distorsione della catena alpina in un arco.I materiali che compongono il Gruppo di Voltri e che caratterizzano tutta l'Alta Valle Orba sino a Molare, sono quindi rocce metamorfiche derivanti da iniziali sedimenti marini e sottostante crosta oceanica (di genesi magmatica basica). Sono presenti calcescisti e micascisti (gli ex sedimenti di fondo oceanico), metabasiti, metagabbri e serpentiniti (l'ex crosta oceanica). Poiché tale il Gruppo di Voltri ha vissuto un'evoluzione geologica assai travagliata non ci si deve stupire se essa risulta strutturalmente molto complessa.

Un grande numero di faglie lo caratterizzano con direttive molto variabili. I materiali presenti possono essere molto fratturate (dette anche cataclasiti) o addirittura milonitizzati (il movimento impostato nella faglia determina trasformazioni non solo macroscopiche ma anche microscopiche della roccia con la creazione di una nuova struttura finemente fogliettata e, se bagnata, dal comportamento saponoso) ed intervallati da altri molto compatti. La serpentinite, litotipo di colorazione verdastra e preponderante in Loc. Ortiglieto, può presentarvi altamente fratturata, friabile e permeabile oppure compatta, resistentissima ed impermeabile.Da ciò si evince come la progettazione di una qualsiasi opera edile (a maggior ragione una diga) in questi materiali debba sempre essere preceduta da un'accurata valutazione delle condizioni geologiche locali le quali sono variabilissime anche su scala metrica. Una discontinuità strutturale (es. faglia) all'interno di un ammasso roccioso anche compatto, rappresenta il punto di debolezza che, in determinate condizioni può causarne la rottura.

La sezione sottostante (tratta e modificata da "Introduzione all'evoluzione metamorfico-strutturale del Gruppo di Voltri" del Prof. G.Capponi ed al.) mostra la presenza di due differenti tipologie di rocce (meta-gabbri e serpentini) separati da un settore milonitico proprio in corrispondenza della ex Sella Zerbino. Le miloniti (cliccare qui per vedere un dettaglio in Sella Zerbino) sono l'evidenza petrografica di una faglia con direzione S-N. L'esistenza stessa di una sella è in questo caso ineluttabilmente legata alla presenza della faglia e cioè di una zona maggiormente erodibile e quindi più depressa. Le serpentiniti che costituiscono Bric Zerbino sono maggiormente compatte anche se, occorre sottolinearlo, presentano ugualmente dislocazioni tettoniche rilevabili oggigiorno così come un secolo fa.Gli strati milonitici presenti sono ben visibili lungo il taglio di Sella Zerbino.

Avrebbero potuto essere rilevati anche in fase di progettazione? La risposta è: sì! potevano e dovevano essere rilevati. Un attento rilievo strutturale della sella avrebbe evidenziato la presenza di tali discontinuità anche senza il taglio di Sella Zerbino. L'incisione del torrente avrebbe dovuto favorire tali deduzione. Inoltre, occorre sottolineare che, anche se il progetto esecutivo dell'invaso ha quasi 90 anni, le tecniche di sondaggio e carotaggio erano già ben conosciute ed utilizzate. Inoltre la costruzione della galleria di carico avrebbe dovuto dare indicazioni inequivocabili sulla natura delle rocce.

 

 

Note a margine:

Analogamente a molti altri disatri idraulici anche per la Diga di Molare furono eseguite indagini strutturali, geognostiche e geotecniche anni dopo gli eventi calamitosi. Nel caso in questione una serie di prospezioni in sito furono condotte ad inizio anni '80 nell'ambito di un avanprogetto di fattibilità per il ripristino del Lago di Ortiglieto. Tale progetto fu redatto, su commisione della Regione Piemonte, dal Prof. F. Siccardi e Prof. F. Calvino di Genova. Alcuni accenni a tale alaborato sono stati riportati nella pagina dedicata al Lago di Ortiglieto.

Per coloro che volessero approfondire la tematica della geologica di questa zona consiglio il volume n.2 "Alpi Liguri" della collana "Guide Geologiche Regionali" della Società Geologica Italiana (Ed. BE-MA, Roma 1990).

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